Quest’anno il ritorno a scuola è stato un po' diverso da quello a cui eravamo abituati prima: molti bambini stanno affrontano diverse sfide emotive - tra cui l'aumento dell'ansia o dello stress - come risultato della pandemia COVID-19.
La ricerca in ambito evolutivo, ancora una volta, sottolinea come le emozioni abbiano un'influenza rilevante sull’apprendimento e sulla motivazione scolastica. Alcuni meccanismi cognitivi quali la capacità di concentrazione, la memoria e l'attenzione, sono influenzate negativamente da un’eccessiva tensione emotiva. Diventa quindi difficile focalizzare bene la propria mente su ciò che si deve apprendere quando si è troppo agitati o turbati.
Inoltre sappiamo che nell’ambiente di classe si può trovare un contesto favorevole o sfavorevole
Quali sono i sintomi più frequenti legati alla pandemia?
Dopo quello che è successo possiamo facilmente prevedere più problematiche, su ogni fronte. Dobbiamo aspettarci un aumento di studenti facilmente distraibili, poco concentrati e forse anche poco motivati.
Da un’indagine del Gaslini di Genova sull’impatto della pandemia Covid-19 , nel 65% dei bambini in età prescolare e nel 71% dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni sono insorte problematiche comportamentali, ansie, disturbi del sonno, irritabilità e sintomi di regressione durante il lockdown.
In un altro studio dell’ IRCCS Medea, che ha preso in esame bambini con disturbi dell’attenzione, del linguaggio, dell'apprendimento, deficit motori, disturbo dello spettro autistico....si è riscontrato un incremento significativo di alcuni "comportamenti problema", indice di una maggiore difficoltà di regolazione delle emozioni: sono aumentati i comportamenti di ritiro, i comportamenti ansioso-depressivi, i problemi di attenzione e i comportamenti aggressivi.
Nei bambini più piccoli si possono notare comportamenti di attaccamento e regressione (come il mettersi il dito in bocca, piangere frequentemente di fronte all’insuccesso o alla frustrazione, richiedere la presenza dei genitori ).
Gli adolescenti, invece, mostrano maggiormente un umore altalenante, irritabilità e difficoltà di concentrazione.
In generale, l’ansia è il sintomo che si manifesta maggiormente.
Alla luce di tali considerazioni, sarà molto importante, per gli gli adulti di riferimento (insegnanti, genitori e specialisti), avere un occhio più attento su ogni bambino. Infatti i comportamenti sopra descritti, posso essere facilmente confusi con difficoltà di altra natura come ad esempio il Disturbo da Iperattività e Disattenzione (ADHD).
Risulterà quindi ancora più importante considerare la soggettività di ciascuno senza rincorrere ad etichette e diagnosi precoci. Considerare la storia scolastica del bambino, la presenza di cambiamenti/eventi significativi in questi mesi, può essere molto utile.
Quali sono invece i sintomi che possiamo riscontrare in classe più legati all’ADHD?
Si distrae continuamente e necessita di ripetute sollecitazioni
I compiti sono svolti in modo frettoloso e presentano numerosi errori
Si annoia con un compito, dopo pochi minuti, a meno che non stia facendo qualcosa di divertente;
Parla in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda
Non riesce ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro
Non si impegna sufficientemente nonostante le buone capacità cognitive
E’ disordinato e poco organizzato, dimentica spesso il materiale scolastico
Fatica a tollerare la frustrazione
Si muove continuamente sulla sedia o giocherella con matite e gomma
Presenza dei sintomi da più di sei mesi e comparsi prima dei 7 anni di età
Disattenzione e iperattività : conseguenza della pandemia o ADHD?
Le problematiche legate all’attenzione e all’iperattività, come abbiamo detto, possono avere origini diverse.
Una valutazione accurata del bambino o del ragazzo può essere formulata da specialisti della salute mentale dell’età evolutiva (medici o psicologi) con specifiche competenze sull’ADHD e sugli altri disturbi che possono mimarne i sintomi o che possono associarsi ad esso (comorbilità).
Tale valutazione deve sempre coinvolgere oltre al bambino, anche i suoi genitori e gli insegnanti: è importante raccogliere da più fonti, informazione sul benessere, sul comportamento e sull’ambiente di vita del bambino
La buona notizia è che i comportamenti che favoriscono l'apprendimento possono essere insegnati e nutriti. La scienza psicologica offre preziose intuizioni e suggerimenti che genitori e caregiver possono utilizzare per migliorare la gestione del comportamento nell’ambiente di vita.
Dr.ssa Marcella Mauro
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